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Anthostoma decipiens

Stampato da: Natura Mediterraneo
URL Discussione: https://www.naturamediterraneo.com/forum/topic.asp?TOPIC_ID=283182
Stampato il: 28 maggio 2024

Discussione:


Autore Discussione: HOMBRE QUE CORRE
Oggetto: Anthostoma decipiens
Inserito il: 04 aprile 2017 19:10:59
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Anthostoma decipiens

Nitsche 1867
DUE PIRENOMICETI FREQUENTI MA MAI STUDIATI
Quante volte, su tronchetti marcescenti al suolo, abbiamo osservato delle protuberanze nerastre, ruvide, di consistenza carboniosa, sfaldantesi al raschiamento….con la convinzione che fossero anche loro dei macromiceti…ma chissà cosa? Li abbiamo trascurati, sempre, con la promessa che, prima o poi, il tempo di dar loro un’occhiata meno furtiva della solita l’avremmo trovato! Ecco, il tempo è arrivato….son tornati a casa con me due infimi pezzi di legno marcio, ricoperto di due croste: una decisamente nero-carbone, ruvida e scagliosa piena di forellini sulla superficie….l’altra simile ma con formazioni più piccole e riflessi tra bruno e ocra, oltre al nero di fondo.
Prendere l’ottimo testo di G. Medardi e farsi aprire un baratro su un mondo sconosciuto…è stato un lampo: così ho scoperto che i corpi ascogeni sono suddivisi in Apoteci, Cleistoteci Periteci (o Pseudoteci) e che questi ultimi, cui appartengono le nostre croste pustulate, sono ascrivibili ai Pirenomycetes se i loro aschi hanno una parete dell’asco semplice, ossia sono monotunicati e dunque si definiscono periteci, mentre se la parete è doppia (aschi bitunicati) si ascrivono ai Loculoascomycetes ed i corpi fruttiferi vengono definiti pseudoteci. I corpi fruttiferi, dunque, periteci o pseudoteci che siano, hanno forma di una fiaschetta, io preferisco dire un fico, dalle pareti rigide, chitinose, al punto che gli aschi, per liberare le spore mature, devono inventarsi un forellino apicale(ostiolo) per farle uscire; non solo ma questi teci, avendo dimensioni minimali (da 1 a 2/3 mm.) hanno studiato il sistema di consorziarsi, della serie “l’unione fa la forza”….così hanno escogitato una sostanza rigida, fatta di ife fortemente intrecciate, che rappresenta la parete esterna che ci appare come una crosta sui tronchetti marcescenti, che li tiene uniti, come a proteggerli, in una sorta di fruttificazione complessiva, detta stroma (o subicolo se la sua consistenza è filamentosa, feltrosa).
Queste definizioni etimologiche non sono superflue perché studiare il mondo di certi ascomiceti significa comprendere i termini che li descrive, così come, altri termini inerenti le forme sporali sono importanti vista l’eterogeneità delle stesse (mentre nel mondo parallelo dei basidiomiceti questo dimorfismo è meno accentuato): amerospore sono quelle composta di una sola cellula, didimospore quelle con un setto trasversale, dictio quelle con setti sia trasversali che longitudinali fragmo quelle con tanti setti trasversali e scoleco filiformi, vermiformi.
Da non sottovalutare anche l’importanza di un agire pratico nella preparazione del vetrino, che prevede di rompere queste sostanze carboniose ai fini di ottenere una trasparenza che altrimenti è negata dallo spessore dei materiali.
E veniamo così alle due schede pratiche di quelli che, per ora, si sono dimostrati come un pirenomicete e un loculoascomicete per le differenze suddette riguardanti la tunica degli aschi:

Anthostoma decipiens

(DC.) Nitscke, Pyrenomicetes Germanici, 1: 111 (1867)
Su probabile legno di Fagus sylvatica con formazioni carboniose a stroma nero, con numerosi ostioli che rendono ruvida la superficie; M. San Vicino (AN) 1.100 metri, marzo 2017, legit Massimo Panchetti.
La sua forma conidiofora, (tutti questi ascomiceti posseggono una fase di vita cosiddetta anamorfa o imperfetta, in cui l’ascoma ha forma diversa e non produce spore ma sterili conidi; e dunque una fase ascogena o perfetta o teleomorfa che vede la formazione di aschi e ascospore e dunque di micelio primario e secondario) detta Cytospora decipiens è invece una massa bruno aranciata, morbida e collosa che è difficilmente ricollegabile alla forma perfetta; mentre la forma ascogena vede aschi bitunicati (dunque dovremo chiamarla loculoascomicete), molto lunghi da 132, 65 X 5,75 a 182, 98 X 5,46 con fessura apicale di deiezione delle ascospore, forse amiloidi(?) e, per quello che vale, una probabile attaccatura di tipo pleurorinco; sporemolto scure, reniformi, bi/pluriguttulate, uniseriate nell’asco, con dimensioni (9,67)10,21-11,40(11,85) X (3,97)4,60-5,50; Q = 1,88-2,34 e Qm = 2,13, dunque decisamente più grandi delle 6-7 X 2,5-3 che indica il buon Medardi (il che ci fa sospettare fortemente della corretta determinazione, anche perché non possedendo altra letteratura, non si rileva nell’autore citato, la forma o misurazione degli altri caratteri da noi rilevati nell’indagine micro che invece possono costituire un buon metro di indagine).
Si riportano gli autori e le opere che sarebbe necessario consultare ai fini della corretta determinazione di questi ascomiceti appartenenti all’ Ordine Xylariales, Famiglia Diatrypaceae:

- Ellis & Ellis Microfungi on land plants.
- Breitembach & Krenzlin Pilz der Schweitz
- G. Dennis British Ascomycetes
- A. Munk Danisch Pyrenomycetes

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Autore Risposta: HOMBRE QUE CORRE
Inserita il: 04 aprile 2017 19:14:45
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Autore Risposta: HOMBRE QUE CORRE
Inserita il: 04 aprile 2017 19:15:51
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non capisco...le immagini non si aprono.....


Autore Risposta: HOMBRE QUE CORRE
Inserita il: 04 aprile 2017 19:18:56
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Autore Risposta: HOMBRE QUE CORRE
Inserita il: 04 aprile 2017 19:35:11
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Autore Risposta: HOMBRE QUE CORRE
Inserita il: 04 aprile 2017 19:36:40
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non ci provo più..niente da fare...mentre nel secondo post (Lopadostoma dryophilus) è tutto ok....chi mi aiuta? grazie MAX


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