Colias hyale, alfacariensis e crocea

di Carlo Caimi, Paolo Mazzei, Raniero Panfili e Daniele Righini

In questa puntata della rubrica mostriamo, a confronto, tre specie del genere Colias Fabricius, 1807, appartenenti alle Pieridae Coliadinae: Colias hyale, Colias alfacariensis e Colias crocea. Sono le uniche tre che si incontrano in Italia anche a bassa quota, mentre Colias palaeno e Colias phicomone, che non vengono qui trattate, sono legate ad altitudini oltre i 1200 m.

Colias hyale, descritta da Linneo nel 1758 nel genere Papilio, è una specie migratrice, con una distribuzione che comprende gran parte dell’Europa e vaste zone del Paleartico. In Italia è presente al nord, soprattutto nella pianura Padana, dove però il suo areale si è ristretto e la si può trovare, saltuariamente, in alcune località in provincia di Mantova e in poche altre altrove.

Il nome specifico hyale deriva da una omonima ninfa della mitologia greca.

Per capire il suo declino, a parte le conseguenze dei cambiamenti climatici, è doveroso sottolineare una pratica agricola che, negli ultimi anni, coinvolge la gran parte degli sfalci dei medicai (terreni coltivati ad erba medica, Medicago sativa, una delle sue piante alimentari larvali). Per questa attività si utilizzano macchine falciacondizionatrici, nelle quali l’erba medica falciata passa attraverso due rulli contrapposti adibiti a schiacciare gli steli, con lo scopo di dimezzare il tempo di essicazione. Questa procedura causa lo schiacciamento di uova, larve, crisalidi e persino di adulti. Quando veniva eseguito il semplice taglio le possibilità di sopravvivenza dei vari stadi della farfalla erano nettamente superiori.

Ha una apertura alare che varia da 3,7 a 4,8 cm ed è polivoltina presentando, generalmente, tre generazioni (da maggio a giugno, da luglio ad agosto e da metà settembre ad ottobre).

Il suo habitat è costituito da ambienti soleggiati dalla pianura a 1300 m. Predilige i prati di erba medica e di trifoglio dove sono presenti le sue piante alimentari: Trifolium pratense, Medicago sativa ed altre leguminose.

Le uova vengono deposte isolatamente sulle foglie della pianta nutrice. Appena deposte sono di un colore bianco giallognolo e virano, col tempo, al giallo più intenso e all’arancione. L’incubazione varia tra i 4 e i 10 giorni. Poco prima della schiusa dell’uovo si vede, in trasparenza, la larvetta che sta per uscire.

Il bruco, appena uscito dall’uovo, è giallastro con la testa scura. Successivamente, per la clorofilla ingerita, assume una colorazione verdognola.

La colorazione verdognola viene mantenuta durante la crescita della larva e le mute successive, rendendola osservabile con difficoltà mentre rimane immobile tra le foglie delle piante alimentari.

Alla penultima età larvale compaiono due righe longitudinali latero – ventrali giallastre, mentre il resto della colorazione rimane uniformemente verdastra.

All’ultima età, in ciascun segmento delle due righe longitudinali latero – ventrali, si alternano una parte arancione e una parte gialla. Vicino agli stigmi respiratori non ci sono macchiette nere.

La colorazione di fondo tende ad un verde erba uniforme.

Al termine dell’accrescimento, la larva sceglie un supporto a cui fissarsi – di solito un fusto della stessa pianta alimentare dove si nutriva – per trasformarsi in pupa.

Tesse, con la sua seta, un cuscinetto con cui assicurarsi all’estremità dell’addome e un cinto dorsale fissato in due punti distinti al supporto, e rimane così sospeso fino a quando si sfila dalla “pelle” della larva e compare la pupa, con una colorazione tra il verde e il giallo tenue, con poche macchie scure sull’addome.

Questa tavola illustra la trasformazione da larva a pupa: in realtà la pupa è già formata all’interno della vecchia “pelle” della larva, dalla quale scivola fuori, rimanendo fissata all’estremità posteriore tramite dei gancetti che la ancorano al cuscinetto di seta filato dalla larva, e restando assicurata anche per mezzo del cinto dorsale.

Dopo qualche ora il rivestimento della pupa si indurisce, conferendole la forma, la consistenza e il colore definitivi.

Maschio adulto.

Femmina adulta.

Colias hyale: a confronto la pagina superiore e inferiore delle ali di maschi e femmine preparati.

Colias alfacariensis, è stata descritta da Carl Ribbe nel 1905 come Colias hyale ab. alfacariensis su esemplari trovati nella “Sierra de Alfacar”, a nord di Granada; è distribuita in Europa meridionale e centrale e arriva in Asia fino alle regioni temperate della Cina.

È una specie che si incontra su praterie calcaree secche e in arbusteti aridi o aree debolmente boscate. Evita di norma le zone fresche e piovose. Vola in due generazioni in maggio – giugno e agosto – settembre o in tre generazioni da maggio a ottobre.

Le sue principali piante alimentari larvali sono Hippocrepis comosa e Coronilla varia.

Questa specie è molto simile alla precedente, e distinguere in campo gli adulti di Colias alfacariensis da Colias hyale non è per niente agevole, mentre non ci sono problemi con le larve mature, essendo quelle di Colias alfacariensis nettamente più colorate, come risulta evidente dalle foto qui sotto.

La femmina depone le uova, singolarmente, sulla pagina superiore delle foglie delle piante alimentari larvali. Le uova, di colore giallo tenue appena deposte, assumono dopo un giorno o due una colorazione rossastra, che diventa più scura all’avvicinarsi della schiusa.

La larva di prima età è di colore nocciola con la capsula cefalica nera. Appena nata si nutre spesso dell’involucro dell’uovo, e la sua colorazione tende progressivamente al verde appena comincia a nutrirsi delle foglie.

Alla seconda età la larva diventa interamente verdastra, testa compresa, e risulta notevolmente criptica quando resta immobile tra le foglie.

Alla terza età prende forma l’ornamentazione che caratterizzerà questa specie, inizialmente con una doppia fila dorso – laterale di macchiette scure, al di sotto delle quali compare una prima traccia di colorazione giallastra.

Ma è all’ultima età che la colorazione larvale diventa inconfondibile: il tono di fondo vira leggermente al verde – azzurro, compaiono quattro linee gialle longitudinali assai marcate e sei macchie nere per ciascun segmento, ciascuna a contatto con una delle linee gialle.

La larva matura si fissa ad un supporto per impuparsi utilizzando la sua seta, come per Colias hyale. La colorazione della pupa, a differenza di quella larvale, è molto simile tra le due specie, la cui pupa è quindi difficilmente distinguibile.

Qualche foto di adulti: il colore grigiastro delle ali delle femmine si riesce ad apprezzare spesso anche ad ali chiuse, soprattutto se in controluce.

A confronto esemplari preparati delle due specie, a sinistra la pagina superiore della ali, a destra la inferiore.

Colias hyale si distingue per avere, sulla pagina superiore delle ali, la macchia arancione, al centro dell’ala posteriore, pallida (di una tinta aranciata nettamente più vivace in Colias alfacariensis) e la spolveratura nera basale dell’ala anteriore più estesa. Nel maschio di Colias hyale, inoltre, tutta la colorazione gialla è più chiara.

Inoltre, in Colias hyale l’apice alare è più appuntito (il margine esterno delle anteriori è più dritto) e la colorazione appare più contrastata, anche perché la banda marginale è, mediamente, leggermente più scura.

Colias crocea fu descritta da Geoffroy (che era un entomologo) in un lavoro pubblicato da Fourcroy (che era un chimico) nel 1785, come Papilio croceus.

È la specie europea del genere Colias più frequente e diffusa in Europa centro meridionale, e la si incontra anche nelle Isole Britanniche, nel nord Africa, nelle Isole Canarie e Madeira, in tutte le principali isole del Mediterraneo, e attraverso la Turchia fino all’Egitto e all’Himalaya.

Come si vede bene dalla foto che precede (maschio a destra, con il colore di fondo giallo carico, femmina a sinistra, appartenente alla forma helice Hübner, [1803] in cui il giallo di fondo è sostituito dal grigio), si distingue agevolmente, allo stadio adulto, dalle due specie precedenti, soprattutto per la larga banda scura marginale sulla pagina superiore delle ali anteriori, che arriva fino al bordo interno.

La sua larva si nutre di un gran numero di Fabaceae, tra cui Trifolium, Medicago, Onobrychis, Lotus, Coronilla, Melilotus, Hippocrepis, Astragalus.

Le modalità di deposizione delle uova e la forma e il colore dell’uovo sono molto simili a quelle delle due specie precedenti: le uova vengono deposte singolarmente, di solito sulla pagina superiore delle foglie delle piante alimentari. L’uovo è biancastro appena deposto, assume dopo diverse ore una colorazione rossastra e diventa più scuro, mostrando la larvetta al suo interno, quando è prossimo alla schiusa.

La colorazione della larva, dalla prima all’ultima età, ricalca quella già vista per Colias hyale: bruno giallastro con la testa scura alla prima età, diventa verde dalla successiva, e manterrà la colorazione verde fino alla maturità, senza assumere un pattern dorso laterale più colorato e caratteristico come Colias alfacariensis.

larva L1
larva L1

Larve di prima età.

larva L2
larva L2

Larve di seconda età.

larva L3

Larva di terza età.

larva L3

Larva di terza età.

larva L4

Larva di quarta età.

Alla quinta e ultima età la larva possiede due righe longitudinali latero – ventrali in cui si alternano tratti arancioni e gialli in ciascun segmento, come in Colias hyale.

A differenza di quest’ultima, però, al di sotto e a contatto con i tratti arancioni è spesso presente, in ciascun segmento, una piccola ma ben visibile macchietta nera, presente nella prima foto successiva e assente nella terza.

Le sette foto che seguono mostrano le fasi della trasformazione in pupa, i cambiamenti di aspetto e colore della pupa e la schiusa dell’adulto.

11 agosto alle ore 12: la larva si è fissata definitivamente al supporto, manca poco all’uscita della pupa.

11 agosto alle ore 14.30: la pupa si è appena spogliata dell’involucro larvale e si è fissata con l’estremità dell’addome al supporto.

11 agosto alle ore 15: la pupa ha assunto la sua forma definitiva, il suo rivestimento si sta indurendo.

11 agosto alle ore 23.30: la pupa ha quasi assunto la forma, il colore e la consistenza definitivi.

Dopo appena 5 giorni, il 16 agosto alle ore 22.30, sugli astucci alari comincia a comparire una sfumatura aranciata, ci avviciniamo alla schiusa.

19 agosto alle ore 10, si apprezza molto bene il pattern alare, inclusa la banda scura e il punto scuro discale, e si vede chiaramente che, tra poco, schiuderà un maschio.

19 agosto alle ore 12.30, il maschio adulto (si vede in trasparenza sulle ali posteriori la banda scura marginale priva di macchie gialle) è sfarfallato e ha già disteso le ali: otto giorni in tutto dal momento in cui la larva si è fissata al supporto. La durata della fase pupale è ovviamente influenzata dalla temperatura, qui eravamo a metà agosto, le generazioni primaverili e autunnali ci mettono più tempo, anche il doppio.

La tavola seguente mostra le pupe delle tre specie a confronto: in particolare, la pupa di Colias alfacariensis si distingue agevolmente per la seconda linea gialla dorsale, più debole della laterale ma comunque ben visibile.

Osservando con attenzione le foto che seguono, nonostante anche Colias crocea, quando è posata, non apra praticamente mai le ali, si riesce a determinare la specie notando, in trasparenza, la larghezza della banda marginale sulle ali anteriori e/o posteriori, e anche a distinguere il sesso, in base alla presenza/assenza delle macchie chiare nelle bande scure.

Maschio adulto.

Femmina adulta.

Femmina adulta forma helice.

La stessa femmina adulta della foto precedente, in controluce.

Femmina adulta.

Colias crocea: a confronto la pagina superiore e inferiore delle ali di maschi e femmine preparati. Da notare in particolare la larghezza della banda laterale scura, che consente di distinguere questa specie, a colpo d’occhio, dalle altre due qui trattate.